venerdì 15 giugno 2012

Suoni da salvare: il museo per raccogliere i suoni a rischio d'estinzione

Suoni da salvare: il museo per raccogliere i suoni a rischio d'estinzione
Un'arca di Noè acustica per salvare dall'oblio i suoni della tecnologia di una volta. Ma le voci degli uomini?


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Si può crescere senza aver conosciuto il suono delle dita sulla tastiera, nell'epoca in cui ogni dispositivo diventa touch? Se la risposta è no, allora vale la pena di prenotare una visita al museo dei suoni a rischio d'estinzione. Se invece la risposta è sì, va bene lo stesso proseguire con la lettura. C'è sempre qualcosa di strano da conoscere.
L'idea del museo acustico è sbocciata nella testa, o sarebbe il caso di dire nei timpani, dell'americano Brendan Chilcutt. Il sito del Museo vale proprio la pena di visitarlo, se non fosse per lo stile e la curiosità di risentire certi suoni una volta così familiari. Lui è mosso dalla più sincera filantropia: mettere a disposizione delle future generazioni quella cacofonia indimenticabile che era la voce delle tecnologie di una volta, e anche di intere generazioni. I primi, storici cellulari Nokia, i modem analogici, i telefoni a rotella, l'avvio di Windows 95, il Tamagotchi (che fatica ricordare come si scrive) e molto altro rumore di una volta, adesso sono considerati oggetti degni di entrare in un museo. Se questa è la cifra della cultura odierna, è proprio vero che è meglio il silenzio. Moralismi a parte, il valore del progetto sembra scaturire anche dalla traduzione di questi suoni "preistorici" in codice binario, per facilitarne la trasmissione nel futuro e forse il riutilizzo. Save the Sound!